Immediatamente dopo il prodigio del Quadro, viene realizzata una piccola Cappella sul lato nord della “Stanza del Miracolo” che si trova al piano primo del fabbricato adiacente. Con ogni probabilità la “Stanza” è stralciata dalla casa di cui faceva parte e diventa luogo di culto, collegata da una scala interna direttamente con la nuova Cappella edificata.
La storia accenna di numerose persone che giungevano da borgate e paesi vicini, ma anche da località più lontane, nel comune intento di preghiera volto ad ottenere una Grazia, ma anche più frequentemente e semplicemente per una devozione finalizzata a ritrovare se stessi o una serenità smarrita. Certo è che nei mesi successivi al Prodigio (la storia riferisce del mese di agosto di quello stesso anno) si inizia la costruzione della pima Chiesa con il porticato esterno, che si sviluppa sul lato est della prima Cappella. Il Quadro era comunque conservato nella Stanza del Miracolo al piano superiore.
Le ricerche relativamente a questa seconda costruzione non sono sufficientemente precise; pare che la costruzione sia stata comunque abbastanza difficoltosa e lunga, tormentata anche da un cedimento delle strutture in lato nord, come tutt’ora testimoniato dalla deformazione del muro di sostegno del portico esterno e dello stesso muro settentrionale della Chiesa.
La successiva trasformazione di questo corpo di fabbrica non consente di comprendere appieno quale struttura presentasse in elevazione, ma il richiamo dell’arco posto sulla facciata est sopra il porticato sembra richiamare la struttura della volta della Cappella originaria, per cui si ritiene che l’altezza interna della seconda Chiesa dovesse essere allineata alla citata volta.
Contestualmente alla costruzione di questa prima Chiesa, si realizza anche la torre campanaria (tutt’ora esistente) in pietra naturale lavorata, arte questa di grande tradizione a San Gallo, tramandata fino alla seconda metà del 20° secolo. Gli “scalpellini” di San Gallo erano famosi anche al di la dei confini lombardi e venivano chiamati anche in posti lontani per la loro maestria. La loro opera si trova anche in importanti monumenti di Venezia e di altre città e perfino in Svizzera. In diverse località di San Gallo è tutt’ora riscontrabile il segno di “cave di pietra da costruzione”.
Anche la nuova Chiesa è stata realizzata con pietra naturale lavorata, anche se solo in parte, come testimoniano le pietre angolari, mentre la parte restante delle murature (coperte di intonaco) depongono per una tipologia di costruzione più economica. Degne di nota sono le pietre lavorate incastonate nella muratura a sostegno della struttura del portico esterno; lavorate a forma di “rostro”, contengono la trave di appoggio dei travetti ed hanno un’importante funzione strutturale, contrastando efficacemente lo “scivolamento” della struttura inclinata della copertura.
Come si evince dalla ricostruzione grafica, la nuova Chiesa aveva una superficie interna netta di circa mq. 110 e l’originaria prima Cappella era stata trasformata (presumibilmente) in Presbiterio della nuova Chiesa.
La profonda trasformazione seguita non consente di ricostruire fedelmente l’aspetto della Chiesa. Secondo un’interpretazione logica, si può ritenere che l’ingresso dovesse essere in posizione centrale ed è stato spostato nell’ambito della successiva trasformazione unitamente alla scala. Non vi sono segni di un secondo ingresso laterale, forse presente sul lato sud in prossimità del Presbiterio. Le tre finestre tutt’ora presenti sul porticato presentano caratteristiche che depongono per una realizzazione in epoca diversa; le due in lato nord hanno infatti caratteristiche dell’inferriata e dei contorni in pietra diverse rispetto a quella in lato est a destra dell’ingresso. E’ ipotizzabile che fossero presenti altre tre aperture simmetriche alle prime, sui lati est e sud.
La costruzione di questa prima Chiesa è comunque abbastanza travagliata, al punto che documenti storici fanno ritenere che il Quadro Miracoloso fosse stato conservato fino al 1622 nella Stanza del Miracolo, in attesa che venissero accertate le condizioni di sicurezza per la sua traslazione nella nuova Chiesa, con la contestuale trasformazione della Stanza del Miracolo in “Sacrestia”. In occasione di questo solenne evento in data 5 agosto 1622, si stabilì di celebrare ogni anno in quel giorno l’annua solennità, come avviene ancora oggi.
Negli anni successivi la nuova Chiesa è stata sicuramente abbellita ed arricchita con importanti opere pittoriche, quali importanti dipinti del famoso pittore Sangiovannese del ‘600 Carlo Ceresa. Queste opere sono ora presenti nel nuovo Santuario costruito nella seconda metà del ‘700; importante annotare che due grandi dipinti del citato Ceresa sono ora collocati sugli Altari laterali del nuovo Santuario, e che quindi il progetto di quest’ultimo sia stato redatto “su misura” in previsione dello spostamento dei dipinti dalla prima Chiesa al nuovo Santuario.
Con questa nuova Chiesa, crebbe ancora più la devozione che annoverava la presenza di pellegrini convenuti da tutti i paesi della Valle ed anche oltre; nella seconda metà del ‘700 venne quindi la decisione di costruire un nuovo Santuario ancora più grande, quello attualmente in uso.
La prima pietra di questo Santuario è posata il 28 maggio del 1765 ; i lavori vennero terminati nel 1782. Quest’ultima si sviluppa sul lato ovest della prima Cappella e della torre campanaria costruita contestualmente alla prima Chiesa come sopra detto. Con la costruzione del nuovo Santuario si realizza anche la Sacrestia che, collocata precedentemente nella Stanza del Miracolo, risultava scomoda anche per via della scala molto ripida.
Il Santuario è stato realizzato, a differenza delle prime due costruzioni, su progetto anche se non se ne individua l’autore; ha infatti una originale forma ellittica e presenta una serie di colonne simmetriche sui due lati, abbellite da capitelli in stile corinzio, che sostengono un cornicione da cui si sviluppa la volta; il Presbiterio ha forma semicircolare delimitato dal colonnato con sovrastante cornicione. La superficie utile della Chiesa è di circa mq. 150, oltre al Presbiterio che misura all’incirca mq. 30.
Nel tempo, il Santuario ha mantenuto le caratteristiche originarie, un ingresso principale in lato ovest e due ingressi laterali sui lati nord e sud. All’esterno è stato realizzato un muro che delimita la pertinenza, con collegamenti sul portico della prima Chiesa ad est e con la strada pedonale che scende a San Giovanni Bianco.
Nel corso degli ultimi decenni si annovera la rimozione della balaustra che delimitava il Presbiterio alla sommità dei gradini, che era utilizzata per la distribuzione dei Santi Sacramenti e per il tradizionale “bacio della Reliquia”; i fedeli si inginocchiavano sul gradino più alto della scala di accesso al Presbiterio.
Negli anni ’80 si è eseguito il restauro interno degli stucchi e delle decorazioni su pareti e soffitti, oltre a qualche lavoro di manutenzione sulla copertura e la pavimentazione dei camminamenti esterni.
Non è dato di conoscere esattamente la tempistica, ma dopo la costruzione dell’attuale Santuario la Chiesa cinquecentesca in lato est è stata oggetto di pesanti interventi di trasformazione. Si sono realizzati solai intermedi per ricavarne tre piani utilizzabili (terra primo e secondo) oltre ad un sottotetto in parte utilizzabile. Una muratura centrale in senso est-ovest, divide in due parti la fabbrica; la parte sud è stata trasformata in abitazione per il Cappellano addetto al Santuario, mentre la parte nord è divenuta la residenza di Suore che, fino agli anni ’70, hanno curato la logistica del Santuario. Le due porzioni abitative sono servite da due vani scala diversi, quella del Cappellano con ingresso in lato sud sulla piazza e quella delle Suore con ingresso dal porticato in lato nord, in prossimità della torre campanaria.
Le due unità abitative sono collegate internamente con il Santuario attraverso un’apertura che porta dapprima nella Cappella del 1492 e quindi nel compendio di sacrestia. Al piano terra dell’unità abitativa nord vi è un ampio salone con ingresso indipendente dal lato est (vecchio ingresso della Chiesa del ‘500), con ogni probabilità utilizzato originariamente dalla Suore come refettorio.
Il complesso abitativo versa ora in condizioni di abbandono e necessiterebbe di ristrutturazione. Potrebbe essere recuperato per una sua razionale utilizzazione come centro di accoglienza di pellegrini e gruppi di preghiera, colonia estiva per gruppi oratoriali, ritiri spirituali connessi con l’attività liturgica o altro. Opportunamente sistemato, potrebbe ospitare fino a 30/35 presenze di soggiorno e pernottamento, con idoneo spazio di cucina e refezione.
Il presente documento è stato redatto attingendo a notizie storiche rilevate dall’archivio della Curia Vescovile di Bergamo, dall’archivio Parrocchiale, dal libro “San Giovanni Bianco e le sue contrade” scritto dal Prof. Tarcisio Salvetti e pubblicato negli anni ’90, da notizie tramandate dalla tradizione popolare, da ricordi (più recenti) del relatore.